La cantina era un punto d’incontro privilegiato per gli uomini, come per le donne lo erano la fontana, il lavatoio ed il forno pubblici. L’osteria, solitamente un localaccio sporco e fuligginoso, era anche un tramite di cultura ed un ambiente di partecipazione simbolica di antica fraternità e di comunicazione, con una funzione sociale notevole; l’unico polo laico di contatti tra adulti che in libertà potevano conoscersi e parlare tra loro. All’osteria si andava quasi solo il sabato pomeriggio e la domenica. Vi si restava seduti per ore intere, provando il piacere del riposo fisico, con un bicchiere di vino davanti, in gruppi piú o meno numerosi. Si chiacchierava alla buona, o si discuteva animatamente; si giocava a carte, a morra ed alla “passatella”; e si cantava in coro. Spesso il vino bevuto in misura eccessiva produceva i suoi effetti negativi su qualcuno che diventava petulante o violento. Nascevano contrasti con gli altri avventori e/o con l’oste, che si vedeva costretto a cacciare fuori gli importuni con la forza. Con la sbronza, volavano imprecazioni, bestemmie, parolacce ed urla; ed aumentava l’aggressività. L’oste era solitamente furbo e paziente, dotato di senso pratico e saggio: ascoltava molto, parlava poco, dominava le diverse situazioni con la sua sobrietà.
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